Colite spastica

Tra le principali ragioni dei dolori addominali nei pazienti, anche se sarebbe molto facile ipotizzare una causa fisica di tali disturbi, spesso si sottovaluta l’incidenza che può avere il sistema nervoso in determinate malattie intestinali. Di conseguenza spesso si tende a far passare in secondo piano alcuni sintomi che hanno a che fare con condizioni psicologiche difficilmente interpretabili.
I segnali a cui si allude possono derivare dalla vita privata come da quella lavorativa e investono persone sia calme che per indole stessa, già agitate.
Alzare la voce in pubblico, rispondere bruscamente alla propria ragazza, allontanare con sprezzo un mendicante un po’ insistente, sono tutte manifestazioni di una possibile alterazione di umore a cui può associarsi una tipica colite spastica nervosa.

Non bisogna stupirsi quindi nel caso di repentini cambiamenti nello stato d’animo o per palesi manifestazioni di aggressività che poco si accordano con la nostra personalità. Allo stesso tempo però trascurare sintomi di nervosismo può essere grave, come spesso ricordano i libri di gastroenterologia. Facile che a tensioni emotive, giustificate dall’aumento di stress, corrisponda un’infiammazione delle pareti di un colon, magari già compromesso.

Un indurimento addominale che può portare a quel disturbo dell’intestino definito come colon irritabile. Occhio quindi a non trascurare l’origine dei sintomi, quando questi dipendono dallo stato dei nostri nervi. E’ giusto ricordare come le emozioni o comunque tutte le manifestazioni esterne al nostro organismo, siano essi sentimenti, come anche manifestazioni cutanee, dipendano quasi sempre da un cattivo funzionamento interno al nostro corpo.

I sintomi della colite spastica

I sintomi della colite spastica possono accompagnarsi a fastidiosi accumuli di aria nella pancia e a una nervosismo continuo, anche durante la pratica di attività sportive. Un sintomo meno ricorrente nei pazienti che soffrono di colite è anche il nervosismo delle gambe. Il più delle volte indica un problema di circolazione sanguigna, ma non è da escludere che possa rappresentare un segnale di problemi dell’alvo interno, fattore rilevante in questo tipo di disturbi. Per migliorare la capacità di svuotamento dello stomaco e un’evacuazione adeguata, dovremmo iniziare ad allentare tutte quelle situazioni emotive che ci rendono stressati o comunque che ci impediscono di sentirci a proprio agio con quello che facciamo.

Lo stress

Prima di iniziare una qualunque forma di terapia ed guadagnarsi di diritto lo status di pazienti di un gastroenterologo, sarà meglio cominciare dal piccolo e procurarsi carta e penna. Sembrerà riduttivo, ma appuntare su di un foglio le proprie emozioni più frequenti nei confronti delle 10 persone che vediamo più spesso nella nostra vita, può portare a conclusioni estremamente importanti. Riuscire attraverso diagrammi di flusso a creare corrispondenze emotive tra persone e sentimenti percepiti quando li incontriamo, potrà essere un valido aiuto alla fase di diagnosi di un problema all’intestino, così visceralmente connesso con l’accumulo di stress. Guardare quel foglio riempirsi di nomi di persone, di luoghi d’incontro in cui solitamente ci relazioniamo a loro e di sensazioni psicologiche che colleghiamo a tali amicizie può servire al nostro cervello ad avere una visione d’insieme più realistica. Analizzare quel foglio, come fosse il referto di una colonscopia, ci farà comprendere bene come la colite da stress di tipo spastico possa avere sintomi che hanno a che fare con la nostra psiche. Allo stesso modo, avere un quadro d’insieme così ben definito, ci responsabilizzerà verso un processo di cura forse lungo, ma che con un focus preciso e quindi facilmente risolvibile.

Sintomi depressivi

Anche pazienti coinvolti in esperienze tristi, costretti a convivere con uno stato d’animo grigio, possono somatizzare a tal punto questa condizione esistenziale da ammalarsi. Si parla di colite di origine depressiva quando un soggetto sano, esposto ad episodi di vita che lo hanno segnato, sotto il piano psicologico, asseconda questo stato di annichilimento, esponendosi ad un’irritazione dei muchi intestinali. Prima di impegnarsi nella cura intensiva del colon, il paziente dovrebbe cercare di risolvere le cause dell’ansia e della malinconia che lo affliggono, ricercando delle fonti che lo rendano gioioso e appagato. Fare il punto su quelle situazioni quotidiane che possono ingrigire il morale del soggetto è importante per risolvere al meglio un’infiammazione del colon prima che possa degenerare in qualcosa di più grave.

Colite psicogena

Ci sono situazioni di pazienti, anche con gravi patologie di colon irritabile, che sembrano aver accusato le colpe di aver vissuto in cattivi ambienti educativi o sottoposti ad alterazioni emotive legate ad un cattivo giudizio sociale. Si parla in questi casi di colite psicogena per evidenziare come un soggetto a cui per anni dei presunti dottori hanno diagnosticato i sintomi di un colon spastico, si è sentito talmente mortificato da questo essere discriminato ed aver vissuto una vita di rinunce alimentari, da essersi ammalato davvero. Un’infiammazione delle pareti intestinali può nascere anche da cattivi maestri, come nel caso di uno zio, che avendo avuto esperienza di colite, trasmette tutte le sue ansie (ingiustificate) verso il nipote, che magari avverte solo dei sintomi non funzionali e temporanei. Ancora una volta si può capire come la potenza del cervello possa avere delle implicazioni importanti anche sul piano della salute fisica dell’organismo, facendo avvertire i tipici segnali della colite spastica a base nervosa come gli spasmi addominali.

Colite spastica notturna

Quando si parla di colite, soprattutto nei casi di alterazione della flora batterica, si allude ad un soggetto quasi sempre esposto a periodi particolarmente critici durante i quali i suoi dolori diventano quasi insopportabili. Allo stesso tempo una delle caratteristiche delle malattie del colon è quella di alternare giornate di apparente quiete, ad altre in cui episodi diarreici sono all’ordine del giorno, rendendo ardua ogni qualsiasi operazione. Un aspetto piuttosto comune invece sembrerebbe la percezione dell’intensificarsi dei dolori con la notte fonda, tanto da far coniare il termine di colite spastica notturna. Questa accezione però è da considerarsi in parte sbagliata o comunque meriterebbe analisi approfondite prima di poter essere certi che si tratti di un fenomeno collegato direttamente con tale disturbo. L’ipotesi più accreditata infatti è che il paziente abbia l’abitudine di mangiare molto tardi la sera o in modo abbastanza pesante dal punto di vista calorico. Questo fatto può causare un’improvvisa accelerazione dei processi digestivi non appena l’individuo si sveglia la mattina presto per andare a lavoro o anche solo per andare in bagno. E’ molto facile avere sentire di utenti spaventati dai gravi infiammazioni addominali avvertiti durante la fase terminale della notte, quando compaiono le prime luci del mattino. Con questo non si può certo definire in assoluto che i dolori intestinali percepiti in fasce orarie precise possano essere sintomo di una irritazione da colite. Se questi spasmi continuano sempre di notte, indipendentemente dall’alimentazione a base di fibre seguita la sera, molto più realisticamente potrebbe trattarsi di un principio di ernia iatale.

Il ripetersi dei fastidi connessi con reflussi gastrici, quando è ancora buio pesto, o quando stiamo ancora a dormire nel letto, può essere il segnale d’allarme, che ci deve immediatamente spingere a contattare un valido gastroenterologo. Un problema di una certa gravità perchè, essere costretti ad un sonno disturbato può farci entrare in un circolo vizioso complicato. Una condizione che stanca l’organismo e lo predispone a diventare un facile bersaglio di malattie dell’intestino. Un individuo debole, a causa di ore di insonnia e obbligato dai dolori a svegliarsi, prima di accumulare un giusto numero di ore di riposo, avrà molte più difficoltà di guarire dalla colite spastica, rispetto ad un soggetto motivato e riposato.

Lingua bianca e alitosi

Uno dei sintomi più evidenti di un cattivo funzionamento del colon è connesso con la presenza dell’organo muscolare contenuto nella cavità orale. La lingua è un segnalatore naturale delle nostre condizioni del corpo e quando notiamo una patina biancastra sulla sua superficie è come se qualcuno avesse buttato una coperta di ghisa sul nostro corpo, rendendoci i movimenti difficili e le regolari attività quotidiane, un’impresa ardua. Il fenomeno della lingua bianca e dell’alitosi ad essa associata non è quindi un sintomo univoco del soggetto colitico, ma può rappresentare un campanello d’allarme verso un funzionamento errato nell’apparato intestinale. Questa colorazione non è dettata da una maggiore inclinazione a mangiare cibi acidi, ma spesso va di pari passo con la perdita di peso corporeo nell’organismo. Quando notiamo sul simbolo della comunicazione per antonomasia, una zona di colore chiaro, soprattutto se posizionata sul fondo di questo muscolo, allora possiamo essere certi dell’esistenza di una certa forma di disidratazione corporea.

Il nostro dimagrimento può essere accelerato da un cattivo metabolismo ed andare di pari passo con una ridotta assunzione di liquidi, fondamentali per mantenere elastici i tessuti del corpo. In questo caso sarà facile constatare anche la presenza di smagliature, in individui decisamente magri o comunque con una percentuale di grassi accumulati molto bassa. Quando sulle papille gustative si deposita una patina bianca è inevitabile che anche il profumo dell’alito ne risenta, con le conseguenze che questo può avere anche a livello sociale. Di solito sono i bambini sono i più esposti a questo problema, anche perchè di solito sono la categoria nei confronti della quale ci si preoccupa di più. A volte oltre alla colorazione chiara vi è uno strato appiccicaticcio che rende la bocca impastata e crea ben più di una difficoltà nel parlare. Nei casi in cui a questo fenomeno si accompagnino forme di bruciore di qualunque tipo, più che di difficoltà di sintesi nei cibi, da parte di un intestino pigro, si potrebbe pensare alla presenza di afte nella cavità orale o stomatiti. Meglio optare per rimedi naturali ed essere sicuro che possano scomparire in massimo 11 giorni. Se il liquido derivato dall’aloe vera può aiutare l’organismo a migliorare lo stato del bruciore orale, sarà la radice di liquirizia a garantire dei tempi di recupero veloci da questo trauma. In ogni caso, sia che una lingua bianca sia sintomo di squilibri intestinali o dipenda dallo sviluppo di afne, non dovremo mai privarci ne di acqua e ne di vitamine, o le nostre eruttazioni avranno sempre il gusto di alimenti decomposti.

Cacca e colite

Quando si parla di disturbi del colon e di problemi all’intestino è facile avere a che fare con sintomi che in un modo o nell’altro hanno a che fare con le nostre feci. Il fatto che un individuo non vada più regolarmente in bagno e che trovi complicanze nell’evacuazione può rappresentare una sentinella d’allarme sul fatto che qualcosa abbia potuto irritare il tratto tenue. Comprendere le cause di una proliferazione di batteri che ha reso strane le nostre feci. Esistono prodotti per la diarrea molto validi, ma che in caso di colon spastico sarebbe meglio non utilizzare, a causa di un alto rischio degli effetti collaterali. Nei casi più gravi, con pazienti che presentano feci dalle caratteristiche fisiche estremamente particolari, sia per consistenza che per colorazione, è possibile che, una volta accertata la problematica, a seguito di un attento esame degli escrementi, si debba ricorrere alla disintossicazione massiccia.
La cacca dice molto su ciascuno di noi e imparare a capirne le caratteristiche cromatiche e l’aspetto, può aiutare a capire se può rappresentare un sintomo diretto della colite o comunque di un malfunzionamento dell’intestino tenue, a causa di un’irritazione.
Se è vero che l’alternanza tra diarrea e stitichezza è un tratto distintivo della vita del paziente afflitto da fastidi di pancia, la conformazione delle feci in fase di prima analisi, soprattutto se confermate attraverso specifici esami clinici, può farci evitare svariate sofferenze.
La colite è un male ambiguo, dai mille colori. Scoprire il perchè le feci possano assumere quelle colorazioni può risultare la chiave giusta nella cura e anticipare scelte alimentari corrette che possono abbreviare i tempi di guarigione.
Lo stato di salute del colon è infatti strettamente collegato con la qualità delle feci, essendo di fatto essenziale per il trasporto di cacca, assorbire l’acqua dei cibi e gli elettroliti. Il passaggio fecale, inteso come il tempo di transito del cibo all’interno del tunnel retto prima di essere esplulso dall’ano, è un’operazione che necessità di almeno 10-36 ore. Quando, per una causa o per l’altra, il nostro corpo mostra un assorbimento idrico ridotto, si manifesterà una disidratazione dei tessuti e quindi episodi diarreici. Quando il transito alimentare è molto macchinoso invece si avrà al contrario un assorbimento eccessivo di liquidi e quindi secchezza fecale ed episodi di costipazione, più o meno importanti.

Evacui di feci chiare e molli

Quando vi è un passaggio da uscite fecali regolari ad un costante bisogno di esplicare i propri bisogni, salvo costatare che tratti di escrementi spezzettati, molli e di colorazione marroncina tenue, allora bisogna controllare meglio la situazione intestinale. Il più delle volte si assisterà impotenti a feci mollicce e prive di una consistenza particolarmente solida che tendono a depositarsi nello strato più superficiale dello sciacquone in virtù di una leggerezza fuori dal comune.
Un qualcosa che difficilmente può passare in sordina e che invece balza subito all’occhio del soggetto protagonista di questa situazione intestinale perchè visibilmente imbarazzato da una conformazione di feci a cui non era certo abituato. La cacca marrone-bianca e morbina, quasi spumosa, può essere sintomo della presenza di batteri di tipo Campylobacter, di fronte ai quali il trattamento attraverso prodotti antibiotici diventa quasi necessario. Soltanto degli esami delle feci più approfonditi potranno però sciogliere dubbi su infiammazioni dei diverticoli, ma l’origine dell’insistenza dei dolori al retto potrà essere fugata solo da una ecotomografia addominale dettagliata e dall’analisi approfondita del tenue in maniera da capire se questi sintomi dipendano da una sindrome di crohn in sordina.
Nei casi in cui le feci sembrano quasi attaccate alle pareti del water e dimostrano di essere scaricate solo con difficoltà e grazie all’ausilio di scopettone o idroscopino, non si dovrà escludere la statorrea, molte volte connessa con celiachia. Trattasi di una situazione molto dura da gestire anche sul piano sociale, generando residui organici pastosi e puzzolenti, i quali possono rendere impossibile l’utilizzo del bagno nei primi 10 minuti successivi all’evacuazione, da parte del soggetto malato. Raccogliere le feci e sottoporle ad ispezione di esperto del colon, migliorerà le possibilità di un recupero anche psicologico del paziente.
Qualora poi fosse riscontrata la presenza di parti di alimenti tra i residui fecali, ci sarebbero i segnali per parlare di ipermotilità intestinale o del cosiddetto intestino corto, situazione di fronte alla quale gli interventi di cura dovrebbero essere ancora più tempestivi.

Le feci giallognole

La colorazione gialla delle cacche è sintomatica di un cattivo funzionamento della digestione. Per un’analisi più certa delle cause sarebbe più corretto studiare anche i sintomi secondari, onde poter  indirizzare le cure verso il trattamento più efficacie. Dall’esame delle feci bisognerà capire se trattasi di infezione da batteri o virus. In casi più rari, ma solo uno studio più profondo potrà determinarlo, potrebbe essere determinata pure dalla scomoda presenza di un parassita nel corpo, in grado di alimentarsi a scapito di tutto l’organismo e produrre spasmi all’addome a volte anche lancinanti. In questi casi, l’indiziato numero uno sembra essere la Giardia, responsabile di tante sofferenze nei campi umanitari in Africa, perchè connessa all’assunzione di acqua malsana e non potabile.
Il colore giallognolo delle cacche può nascondere un problema agli acidi biliari, indispensabili per l’assorbimento delle vitamine. Potrebbero essere quindi i calcoli ai reni i responsabili di tale disfunzione e generare nel soggetto delle conseguenze come febbre e una stanchezza cronica. Qualora l’ingiallimento delle feci seguisse a uno schiarimento della pelle, le preoccupazioni potrebbero anche aumentare perchè segnalerebbero l’esistenza di cattive condizioni dell’apparato epatico. Solo una misurazione in laboratorio, che analizzi la consistenza dei nostri residui organici fuoriusciti dal retto, potrà escludere che si tratti di epatite o persino di un tumore al colon-retto. Anche se non bisogna mai emettere una diagnosi, senza mai un riscontro concreto, l’aspetto oleoso delle feci e la componente cromatica biancastra, tendente al giallo, deve insospettire il soggetto, soprattutto se questa si verifica per più di 10 giorni consecutivamente, sino a diventare una costante nell’aspetto esteriore dei propri componenti fecali.
Altre volte la responsabilità delle cacche bionde, quasi dorate può essere collegata con una digestione troppo veloce degli alimenti, che impedisce l’elaborazione corretta delle feci e quindi lasciandole più liquide e meno marroni. Sono generalmente i soggetti più stressati a mostrare questo tipo di alterazione fecale. La loro vita così accelerata e una dieta per lo più giocata tra bocconi al volo e pause pranzo di soli 20 minuti, fanno in un certo senso abituare l’organismo a questi ritmi, educandolo a velocizzare anche la digestione. Digestione più rapida si traduce in malassorbimento degli elementi nutritivi e possibili episodi di dissenteria, giustificati da feci poco “lavorate”.

Cacca verdone scuro

Non bisogna certo preoccuparsi se ogni tanto produciamo delle cacche coloratissime. In caso più diffuso è connesso con lo stupore di ritrovarsi pezzi di carta igienica colorati di verde e quindi con l’istinto immediato a controllare la qualità delle nostre feci, appena prodotte, per capire di che cosa si tratta. In realtà il colore delle cacche dipende in larga parte da ciò che mangiamo. Di conseguenza aver mangiato un quantitativo di spinaci, superiore al mezzo chilo o essersi resi protagonisti di una scorpacciata di asparagi, può portare a conseguenze fecali molto “spettacolari” dal punto di vista cromatico. Ovvio che se la frequenza di feci verdastre aumenta, anche indipendentemente da quello che abbiamo mangiato, dobbiamo cogliere la presenza di questo colore come un sintomo dell’ingestione di un cibo sbagliato o di qualcosa che abbia irritato in maniera eccezionale il nostro condotto gastrico. Il fattore principale a cui pensare, quando si verifica un fenomeno di questo tipo, è l’utilizzo di medicinali con proprietà lassative. Questi farmaci, portando di fatto a velocizzare l’elaborazione dei cibi da parte dei succhi gastrici, possono impedire la regolare formazione fecale, anche dal punto di vista dell’aspetto esteriore. La comparsa di sfumature verdi nei nostri escrementi può essere la conseguenza di annientare quei batteri necessari per “lavorare” adeguatamente gli scarti fecali e conferirgli quelle caratteristiche che reputiamo normali come: il colore marroncino e la consistenza solida.
Nei casi peggiori però la gradazione verde scuro può essere generata dalla presenza di colonie batteriche altamente nocive per l’intestino tenue, come quelle responsabili della proliferazione della salmonella, a causa di infezioni da alimenti.
Lo scolorimento delle feci, quando assumono una tinta verde acceso è ancora più pericolosa, perchè dimostra l’esistenza di pareti intestinali ampiamente attaccate dai batteri e segno di un soggetto che avrà certamente a che fare con attacchi di colite, anche molto invasivi.

Residui fecali con muco e sangue

Quando si parla di rettorragia, di diarrea mucotica e le di mucorrea, la diagnosi sembra abbastanza scontata: colite ulcerosa. I problemi nell’ultima parte dell’intestino vengono quindi messi in evidenza dalla presenza di feci con componente sanguinosa e dall’aspetto appiccicoso, come se una patina ricoprisse il tutto. Una pellicola di moccio sulla cacca è di fatto sintomo di un’infezione anche grave su cui sarà necessario indagare, prima di trasformare il momento dell’evacuazione in un’agonia infinita, fatta di sforzi addominali e dolorosissimi crampi. Quando si parla di cacca con componente mucosa non bisogna pensare al normale rivestimento che serve per facilitare la fuoriuscita dello scarto alimentare prodotto, attraverso l’ano, ma di un liquido biancastro, molto spiacevole alla vista e facilmente individuabile, con un riscontro visivo post pulizia. A volte questo muco può essere espulso dallo sfintere anche inavvertitamente e farci ritrovare nella imbarazzante situazione di una mutandina bagnata da un liquido viscoso, quasi brillante. I pazienti che soffrono di proctite conoscono bene questa situazione e le ripercussioni sociali che questa imbarazzante manifestazione può avere, creando implicazioni anche sul piano dei rapporti sociali, specie per chi fa sport. Il consiglio da seguire in questi casi, prima che questa forma degeneri in un disturbo associato con il colon irritabile è cambiare dieta. Un’alimentazione ricca di fermenti lattici e di pasti che possano favorire il ripopolamento batterico della flora intestinale è la chiave di successo per scongiurare situazioni degenerative. Se la steatorrea è qualcosa di arginabile, a patto di mettere appunto il piano alimentare, provocare un peggioramento dell’infiammazione da colite spastica può essere pericoloso anche per gli organi collaterali come fegato, pancreas e ghiandole renali.
Anche in questo caso però bisognerà che il fenomeno cromatico, soprattutto quando ci sembra che la cacca contenga sangue, si verifichi per un tempo prolungato di almeno 7 giorni consecutivi. La possibilità infatti che elementi nutritivi introdotti massimamente nel nostro regime alimentare in quel particolare periodo, possa aver condizionato la tinta degli escrementi non è completamente da escludere. Carote rosse, chiamate anche barbabietole o bietole rossastre, sono le maggiori responsabili della tavola, perchè causato alterazioni cromatiche, sotto forma di strisce interne alle feci. Le feci rosso vive, quando non determinare dall’aver mangiato particolari pietanze, sono il sintomo di un’irritazione del colon o di una colite spastica in fase di sfogo. I resoconti di pazienti spaventati dalla visione della carta igienica in cui trionfa il rosso acceso, quasi fuoco, sono tanti e solo un’apposita analisi di feci e tessuti interni potrà spiegarne con chiarezza le origini e le potenziali cure.

Quel dolore sulla destra

Un fenomeno caratterizzante degli attacchi di colite è l’acutizzarsi di un dolore nell’area destra, nella zona lombare. Un fastidio fisico che genera non poche seccature, sia perchè rende più difficile trovare una posizione riposante nel letto e quindi abbandonarsi in un sonno rigenerante e sia perchè in alcuni casi sembra aumentare, estendendosi sino all’attaccatura della gamba. Parliamo di un risentimento simile a quello tipico del nervo sciatico, che si manifesta come un’infiammazione che taglia trasversalmente il corpo, imprigionando i movimenti del soggetto. L’indolenzimento nell’area destra della schiena è quindi legato, nella maggior parte dei casi clinici analizzati, ad un’irritazione del colon e dei quadranti superiori che diminuisce le prestazioni atletiche dell’individuo, debilitandolo sul piano lavorativo, ma anche su quello sociale.
Un sintomo della colite spastica che molti dottori tendono a sintetizzare con l’accezione di “disturbo del papà che non gioca”. Questa particolare definizione è nata dalla grande difficoltà mostrata, anche dai padri più sportivi, di rincorrere i propri figli durante i giochi, a causa di un malessere sul lato destro della spina dorsale, che si irradia anche verso la zona addominale. Questo sintomo è accompagnato molto spesso da bruciori e crampi, tipici tra l’altro di questo disturbo intestinale, che si intensificano qualora il paziente perdurasse nell’assunzione di cibi irritanti e poco equilibrati. Per superare i fastidiosi acciacchi che hanno coinvolto la zona destra della colonna vertebrale bisognerà quindi agire su 2 fronti:

  • interrompere l’ingestione di caffè, alcool e frittura e iniziare la giornata con un bel bicchierone di acqua con limone (e pochissimo zucchero non raffinato, per chi non tollera il sapore amaro dell’agrume miracoloso)
  • praticare reiki e respirazione rilassante

L’abitudine a mangiare poco e sano la sera e coricarsi in camera da letto, solo a digestione avvenuta (3 ore dopo aver introdotto l’ultimo pasto), può migliorare la propria condizione di sonnambulismo e aiutare a vivere la propria relazione di coppia con meno disagio. Il numero dei partner che lamentano costanti mugugni notturni, da parte di un compagno alle prese con gli attacchi di colite durante le ore di buio, sono davvero ancora tante.

Un pallone nella pancia che mi dà la nausea

Quel sapore amarognolo nella bocca. Eruttazioni intestinali che si susseguono a digestione avviata, pronte a creare quell’imbarazzo che solo i soggetti colitici conoscono da vicino. Tutto quello che esteriormente si manifesta come un rigonfiamento all’altezza dell’addome, in realtà nasconde dei disturbi gastrici anche gravi. Non è raro quindi che tra i segni più appariscenti di un colon spastico vi è quella sensazione di nausea, che spesso sfocia nella risalita di reflussi gastrici o prende la forma di vomito. Visi contratti, improvvisati massaggi al basso ventre, la confidenza di non sentirci proprio bene e poi la corsa verso il bagno, con l’unico desiderio di far cessare questo fastidio continuo, attraverso un rigurgito liberatorio. I tempi di durata di questa sensazione variano da individuo a individuo, ma è innegabile che si concentrino, il più delle volte, in quelle persone che non seguono una dieta mediterranea, rispettando i principi basilari per non acutizzare questa irritazione dell’intestino. Il rimedio più indicato sembra essere quello di posizionare una borsa riempita d’acqua calda e posizionarla sulla pancia. Seppure incondizionatamente saremo portati a stenderci, nella convinzione fittizia di distendere anche gli organi interni, dobbiamo resistere a questa convinzione e quindi restare in piedi. In nessun modo dobbiamo rallentare il processo digestivo e di sintesi dei cibi, pertanto occorre armarsi di pazienza e rassegnarsi a sopportare questi crampi. La consapevolezza che nel giro di un’ora, atteso che il dolore si stemperi, ci darà la forza per combattere il rigonfiamento dello stomaco. Al massimo appoggiarsi un po’ su di una sedia, ma cercare rifugio su divano o letto mai. Se la temperatura esterna lo permette e non vi trovate in montagna durante una gelata notturna, potete considerare l’idea di fare una passeggiata nel quartiere. Sgranchirsi le gambe può essere un modo per facilitare la circolazione e allo stesso tempo gettare un po’ d’aria sul viso, che assieme ad una buona respirazione, può essere la chiave per superare questo senso di stucchevolezza. Il fresco fa molto bene in questi casi, tanto che se decideste invece di restare in casa, potreste sperimentare l’utilizzo di una salvietta deumidificata dietro la nuca, giusto all’attaccatura dei capelli, per bloccare i conati e la percezione di un rigetto causato da cibo.

Un po’ più di preoccupazione invece dovremmo averla quando assieme a sintomi come nausea e sensazione di risalita del cibo nell’esofago, avvertiamo anche un dolore alla schiena sul lato destro. Questo potrebbe essere davvero il segnale tanto temuto, quello di un’irritazione spastica che sta assumendo confini sempre più pericolosi e di fronte alla quale dobbiamo trovare una soluzione. Oltre che fissare un appuntamento specialistico con un ortopedico professionista e quindi accertare che non si tratti di un malanno provocato da indolenzimento lombare, si potrebbe avvicinarsi alla respirazione terapica. Il tai chi chuan è ad esempio una pratica rilassante che permette di fare un ottimo lavoro su se stessi, tanto in termini di concentrazione, quanto in lavoro mentale. Così facendo, i lenti movimenti di questa pratica, seguono i ritmo dei pensieri positivi e insegnano nel tempo a sopportare meglio i dolori, come nel caso degli attacchi da colite spastica.

Battito accelerato

A volte lo spavento gioca brutti scherzi. Ti coglie all’improvviso quando meno te lo aspetti e può investire anche la zona della pancia, se il soggetto mantiene tensioni nervose non ancora sanate. Si parla di tachicardia ventricolare quando le pulsazioni cardiache aumentano sproporzionatamente sino a superare le 100 unità al minuto. Un soggetto colitico già di per sé debilitato, soprattutto nelle fasi iniziali del disturbo, vive l’angoscia di un malessere che non sa gestire. Tale condizione di paura e disagio assume forme, a volte di panico, con ripercussioni emotive e reazioni inaspettate. Tra i sintomi atipici della colite si rivela la presenza di pazienti che lamentavano vertigini e strani giramenti di testa. La sintomatica è quasi sempre la stessa: forti giramenti di capo, a volte quasi paragonabili al principi emicrania, arresto motorio dovuto alla preoccupazione di risolvere questo insistente schiacciamento delle tempie, e paura di cadere a causa di uno svenimento. Questa dinamica esperienziale genera molto turbamento nel paziente. Una sensazione di smarrimento sensoriale che precipita nella tachicardia. Una volta intuito che possa trattarsi di una scarica di colite, l’individuo entra in una fase in cui collega questo suo stato fisico e questa condizione di salute precaria, all’assunzione di cibi sbagliati. Quando questo avviene, è facile che l’accelerazione cardiaca sia più frequente dopo aver mangiato. Succede quindi che inconsapevolmente “comunichiamo” al nostro cervello la causa dell’aumento apparentemente ingiustificato dei battiti del cuore e che questo reagisca facendoci trovare l’informazione di conferma che stavamo cercando.  In realtà il collegamento tra organo cardiaco, alimentazione e perdita di equilibrio esiste. Facciamo tutti parte di una macchina perfetta chiamata corpo umano e quando una parte non funziona è plausibile che delle ripercussioni avvengano a livello del resto dell’organismo. Questo concetto è ampiamente espresso dalla visione olistica della medicina e diventa fondamentale durante un approccio naturale ai disturbi intestinali e ai malesseri del colon, mediante naturopatia. Una forma di tachicardia più preoccupante è quella che coinvolge una persona che ha sempre praticato sport e che invece comincia ad avvertire dei sintomi di aumento di frequenza cardiaca anche a riposo. Un soggetto fisicamente a posto che avverte il velocizzare del muscolo cardiaco quando è fermo, senza che stia svolgendo delle attività impegnative o sforzi particolari, dovrebbe farsi un check up. Le motivazioni di questo fenomeno potrebbero infatti avere origine nervosa e quindi interessare anche la sfera psicologica del soggetto. Di fronte a queste situazioni si parlerà più che altro di fibrillazioni ventricolari, alludendo alla modifica del ritmo regolare con cui vengono inviati i segnali elettrici dai ventricoli al resto del corpo. Un test da sforzo cardiaco sarà necessario per valutare il tasso di gravità del problema.
Invece, un paziente con i sintomi della colite come mal di testa e aritmia cardiovascolare rientra già in esempi di esperienze traumatiche più comuni. Arginare le palpitazioni è possibile, basta avere cognizione di causa del fenomeno. Quando infatti la cardiopatia non è congenita esistono dei metodi efficaci per combatterla, tutti generalmente riconducibili ad uno stile di vita più salutare. Una dieta anti colite, fornirà le basi alimentari giuste per rilassare stomaco e testa, riducendo affanni e conseguentemente le probabilità di essere colpiti da mancamenti. Le sigarette vanno assolutamente bandite, perchè oltre al danno che causano direttamente ai polmoni, generano quei nervosismi tipici degli individui con colite spastica. Il vizio del fumo crea una condizione mentale di schiavitù e un paziente sofferente non può permettersi di avere un ostacolo così grande, una dipendenza inutile dalla quale non riesce a liberarsi. Uno dei segreti per guarire verte sulla propria volontà e la capacità individuale di impegnarsi nel percorso di cura. Trovare il tabacco sulla propria strada significa incontrare un blocco psicologico altrettanto duro come quello intestinale. Per tutti coloro i quali non fumano e tengono alla propria salute, praticando già ginnastica leggera, il consiglio è quello di leggere di più. Migliorare le qualità di attenzione e distendere la mente sono tutte delle conseguenze positive associate alla lettura di libri. Tante volte i manuali e i saggi ci insegnano molto su noi stessi, anche quando trattano di altri argomenti. In questo senso il benessere mentale di sfogliare pagine e appassionarsi alle storie scritte, allontanerà la frequenza di vertigini e palpitazioni.

La bilancia non mente

Viso scavato, pantaloni che scendono e senso di inappetenza. Molte donne, ma soprattutto uomini che hanno le mucose infiammate, mostrano una certa attitudine a perdere peso. Dimagrire di 4-5 kilogrammi, in un arco di tempo a volte inferiore ai 50 giorni è un segnale decisamente allarmante, che fa dubitare circa le condizioni di salute di colon e intestino. Un sintomo questo, il più delle volte accompagnato dall’attitudine a defecare con una certa frequenta, che diventa causa e conseguenza di una colite spastica che fa sempre più spesso capolino nella nostra vita. Quando il numero delle evacuazioni aumenta e gli sforzi durante la seduta si fanno più intensi è facile trovare una connessione tra la continua perdita di liquidi e la riduzione evidente di massa corporea. Quando si perdono più di 7 kg nel mese però è fondamentale porre un argine alla situazione e ricorrere, se necessario, a farmaci anti diarrea. Le feci che hanno perso consistenza, oltre ad uno scompenso a livello fisico, causato dalle continue contrazioni, provocate dalle scariche liquide, possono anche sfinire a tal punto l’organismo da portarlo sulla strada della stanchezza cronica. Un fisico debole è quello di un soggetto in cui la muscolatura si asciuga e l’affaticamento aumenta, anche durante situazioni apparentemente tranquille. Una conseguenza del deperimento fisico è legata alla mancata voglia di uscire di casa e ad una pigrizia che interessa il soggetto anche a livello mentale. I muscoli del corpo perdono vigore e la capacità di svolgere le regolari operazioni come aprire una finestra o cambiare le lenzuola del letto può diventare faticosa. Quando si parla di deperimento da colite però la perdita di peso non andrebbe trattata come un sintomo diretto, ma come abbiamo già fatto notare, sembrerebbe più un effetto della disidratazione corporea associata alla dissenteria. Il consiglio in questi casi resta quello di non farsi prendere dall’agitazione o si rischierebbe di entrare nel vortice dell’inappetenza psicologica e ritrovarsi alle prese con una lancetta della bilancia che scende spaventosamente verso sinistra. Dimagrire un po’ è normale quando si soffre di colite, ma resta un nostro dovere arrestare la perdita di chili ingerendo quegli alimenti contenitivi, rispetto i processi diarreici. Un frutto che può portare grandi vantaggi è ad esempio la banana che grazie al grande apporto di potassio può rinforzare le pareti interne del colon. I tannini contenuti in notevoli quantità nella polpa del frutto giallo più mangiato nell’emisfero australe sono tra i rimedi naturali più validi per dare gusto alla propria dieta contro la colite e mantenere un peso forma ideale, senza rischiare di  irritare lo stomaco. Mangiare banane può migliorare anche l’alito e combattere quella sensazione di bocca amara a cui si è abituati quando i reflussi gastrici provenienti dall’esofago si fanno più insistenti.

Mi scappa la pipì

Quando il numero delle corsette verso il bagno aumentano sproporzionatamente e in maniera scollegata rispetto alla quantità di liquidi ingeriti, si può essere certi che qualcosina non funziona a livello di vescica. L’organo filtro per antonomasia, senza togliere meriti ai reni, naturalmente, è una macchina perfetta che dobbiamo imparare ad ascoltare. Quando le minzioni si fanno frequenti e superano le 9 volte nella giornata o le 4 volte solo la notte, bisogna capire le ragioni di questo fenomeno. Tutto parte dalla pressione che può generare un’infiammazione del tenue sulle pareti della vescica, tale da attivare una serie di input al cervello, il quale a sua volta traduce erroneamente il messaggio con l’informazione legata all’urgenza di fare pipì. Un individuo colitico che sente l’esigenza di liberare la vescica, il più delle volte sente solamente un bruciore inguinale, che interpreta sciaguratamente come l’impellenza di realizzare l’ennesima passeggiata verso lo spazio di servizio. Quando poi viene espulso il pisco non vi è una vera e propria liberazione, ma solo la sensazione di aver sforzato ulteriormente l’apparato urinario. La minzione da colite è un fenomeno che colpisce 4 malati su 15 e di fronte al quale una ginnastica riabilitativa, in cui far rientrare gli esercizi di Kegel, possono dare ottimi risultati. Il tratto genitourinario è molto delicato e dovrebbe essere nostro interesse proteggerlo, onde garantirne la massima efficienza. Un suggerimento utile, anche se banale, potrebbe essere quello di utilizzare la classica “maglietta della salute” anche a cavallo delle mezze stagioni. E’ proprio nei momenti di cambio di temperatura, quando nei mesi di Settembre e di Maggio vi è un’escursione termica maggiore che si registra il maggior numero di pazienti con disturbi urinari. In questi periodi poi, soprattutto nelle donne, si registra un cambiamento ormonale che facilita l’emergere di alterazioni temporali nelle minzioni giornaliere. Ancora una volta sarà importante mantenere la calma e affrontare con piglio giusto tale difficoltà, prima di avere un tracollo morale e convincersi persino dell’opportunità di ricorrere a pannoloni per anziani.